Parlare di Bonifica in Italia è davvero come parlare un po’ della Toscana ed in modo particolare della Maremma e dei terreni limitrofi. La Toscana, per la sua particolare natura idrografica, è stata sempre terra di alluvioni e siccità e per tali motivi ha quindi sviluppato una tradizione millenaria di cultura del territorio e della bonifica in particolare, legata principalmente al settore agricolo che è stato in continuo equilibrio dinamico tra colture e pascoli, collina e pianura, caccia e pesca, commercio ed artigianato.
Proprio questa tradizione, applicata in modo unitario per secoli al territorio, ha disegnato gli inimitabili paesaggi e colori, invidiati nel mondo. La Bonifica e le sue tecniche furono intraprese in Toscana dagli Etruschi e proseguite con l’esecuzione delle grandi opere pubbliche dai Romani, caddero in letargo nel medioevo, per essere poi riprese con nuovo vigore nel tardo rinascimento. E’ noto che nella pianura grossetana, fin dal tempo del dominio Mediceo, ebbero inizio i primi tentativi organici di risanamento igienico-idraulico, proseguiti poi con maggior cura e con più precisi intenti dai Lorena, principalmente dal Granduca Leopoldo II. Gli insigni idraulici e matematici, tra cui Ximenes, Ferroni, Fantoni fino a Manetti e Fossombroni, compresero subito l’enorme importanza che la “bonifica” idraulica ha poi di fatto avuto per lo sviluppo, la difesa e soprattutto la corretta gestione del territorio.
Con il Motu Proprio del 27 Novembre 1828 il Granduca di Toscana Leopoldo II dette l’avvio ai lavori di bonifica della Maremma Grossetana, risalendo a nord fino al Fitto di Cecina e gli stagnoli di Vada, le paduli di Scarlino e di Piombino. La Val di Cornia in particolare, tra il 1830 e il 1870, fu oggetto di interventi epocali di trasformazione dell’ambiente, con il contributo di grandi masse di lavoratori indigene ed esterne, conseguendo l’eliminazione delle condizioni di insalubrità e ponendo definitivamente fine alla piaga della malaria.
Anche alla luce delle attuali conoscenze e sensibilità ambientali, si può affermare che pur pagando il prezzo di una modifica radicale dell’ambiente, si ponevano le basi per le occasioni di sviluppo agricolo, industriale e turistico di queste zone, puntualmente verificatesi negli anni successivi.
Nel XX secolo, con la disponibilità in larga scala di forza lavoro meccanizzata e con la progressiva elettrificazione del territorio, la bonifica ha potuto spostare l’obbiettivo, dal solo recupero di terreni salubri, al miglioramento produttivo degli stessi. Si realizzano quindi impianti di sollevamento meccanico delle acque per il prosciugamento definitivo dei terreni ed impianti di irrigazione per lo sfruttamento intensivo degli stessi, con una mentalità “industriale” della agricoltura sempre più esasperata che si diffonde di pari passo all’industrializzazione del paese.
Oggi, nell’era post-industriale - degli interventi “compatibili” - sempre più caratterizzati da “software” e meno di “hardware”, grazie ad una maggiore e diffusa coscienza dell’ambiente e all’attenzione crescente riguardo alle sue modificazioni, grazie anche al recupero di valori prima ritenuti solo negativi ed insostenibili, siamo in grado di interpretare la bonifica non più come mezzo di valorizzazione della sola agricoltura e delle sue esigenze produttive, ma come a un vero e proprio strumento di gestione integrata del territorio, a difesa del suolo, della regimazione delle acque, nonché a tutela dell’ambiente e delle risorse naturali in ogni sua espressione.
Con il passare degli anni il ruolo dei Consorzio ha assunto sempre più una maggiore importanza sul territorio, dagli anni Settanta in poi, a seguito del passaggio delle competenze della bonifica alle Regioni, si è assistito ad un progressivo ampliamento delle competenze del Consorzio sia in termini di estensione territoriale che di funzioni.
Ex Alta Maremma
Con deliberazione del Consiglio Regionale n. 496 del 13 dicembre 1988 al Consorzio vennero affidati i compiti dei disciolti Consorzi Idraulici esistenti nella Val di Cornia (Amministrazione dei corsi d’acqua di Campiglia M.ma, Piombino, San Vincenzo e Suvereto, Consorzio idraulico di Piombino, Consorzio dei Terreni appresellati di Piombino e il Consorzio idraulico del Fiume Cornia). Successivamente il Consiglio Regionale con delibera n. 167 del 12 marzo 1985 estese il comprensorio del Consorzio alla zona denominata Padule di Rimigliano, ricadente nei Comuni di Piombino e San Vincenzo. Il Consiglio Regionale, poi, con deliberazione n. 177 del 3 giugno 1997 in attuazione della Legge Regionale Toscana n. 34 del 5 maggio 1994, ha ampliato il comprensorio consortile a tutto i bacini idrografici dei fiumi Cornia, Pecora e Alma per una superficie complessiva di Ha. 116.905.
Ex Colline Livornesi
Nel 1933, per effetto del R.D. 215, nasce il "Consorzio di Bonifica di Vada e Collemezzano", ente di diritto pubblico che opera su un territorio di circa 4.600 ettari, dei quali 2.700 nel Comune di Rosignano Marittimo e 1900 siti nel Comune di Cecina, in cui si distingueva un reticolo da scolo meccanico di 10 km, da uno a scolo naturale di 60 km, e circa 27 km di strade consortili. A seguito degli eventi alluvionali dei primi anni 90 la Regione Toscana vara la Legge 34/94 con cui, di fatto, identifica nei consorzi gli strumenti operativi per la manutenzione idraulica dei canali di bonifica e dei corsi d'acqua di terza categoria. Dopo la deliberazione regionale n°266 del 23.07.1997 che istituisce il Consorzio delle Colline Livornesi, si avvia l'attività di formazione della nuova struttura consortile mediante la costituzione del nuovo statuto che ottiene prima l'approvazione della Provincia di Livorno con deliberazione n°497 del 16.10.1997 e dopo della stessa Regione con delibera di Consiglio n°398 in data 22.12.1998.
Unione Montana Alta Val di cecina
La Comunità Montana esercitava le funzioni di Consorzio di bonifica per il COMPRENSORIO DI BONIFICA N.29 “VAL DI CECINA”, in virtù di quanto disposto dalla Legge Regionale n.34/1994, Art. 53. Il Comprensorio n.29 “Val di Cecina” corrispondeva al bacino idrografico del fiume Cecina ed interessa i territori di 4 Province (Pisa, Livorno, Siena e Grosseto), 3 Comunità Montane (adesso Unioni Montane, Alta Val di Cecina, Val di Merse e Colline Metallifere) e 18 Comuni (Cecina, Bibbona, Castagneto C.cci, Casale M.mo, Montescudaio, Guardistallo, Riparbella, Castellina M.ma, Monteverdi M.mo, Montecatini V.C., Pomarance, Castelnuovo V.C., Volterra, Casole d’Elsa, Radicondoli, Massa M.ma, Montieri, Monterotondo M.mo), per una estensione complessiva di 90.385 ettari.
Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa
Il Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa nasce il 27 febbraio 2014 quando con l'insediamento dell'Assemblea Consortile si procedeva alla soppressione dei precedenti Consorzi Alta Maremma, Colline Livornesi e l'acquisizione delle funzioni di bonifica esercitate dall'Unione Montana Val di Cecina (Legge regionale 27 dicembre 2012, n. 79 Nuova disciplina in materia di consorzi di bonifica). Il nuovo comprensorio si estende sulle province di Livorno, Pisa, Grosseto e parte di Siena, racchiudendo un reticolo idraulico di gestione di oltre 3.000 Km di torrenti, fossi e canali per una superficie complessiva di circa 269.000 ettari. Questo nuovo ente è subentrato in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi degli enti gestori della bonifica di cui alla L.R. 34/1994, mantenendo comunque inalterata la natura, le funzioni e le attività consortili.